Quarantena: risvolti psicologici e spunti di riflessione


Questo particolare momento che stiamo attraversando sta evidenziando aspetti sociali che necessitano di un’analisi accurata e profonda.

L’isolamento sociale, condizione che l’essere umano del nostro dopoguerra non aveva mai avuto bisogno di provare, pone l’attenzione su una serie di comportamenti e attitudini poco visibili nella normalità delle attività quotidiane. Ricevo, dunque, manifestazioni di difficoltà ai limiti del disagio nell’essere costretti ventiquattr’ore ore su ventiquattro ad interfacciarsi con l’ambiente familiare, con i nostri cosiddetti “cari”: con loro, abitualmente, ci relazioniamo non solo poche ore al giorno ma spesso anche durante gli stessi momenti di condivisione (pasti, la sera davanti alla tv, al mattino prima di uscire per lavoro/scuola).


Il lavoro, lo sport, gli amici, gli hobbies, la scuola assorbono gran parte del nostro tempo operando diametralmente in due direzioni: completano e arricchiscono la nostra quotidianità offrendoci spunti di crescita oppure, ed è questo l’aspetto che sta emergendo durante questa quarantena, sublimano, coprono difficoltà relazionali, buchi emotivi che potrebbero portare lacerazioni difficili da riparare. Il rapporto e la convivenza con i familiari sono mantenuti da equilibri non sempre basati su dinamiche sane e bilanciate e in questo preciso momento sociale ne emergono tutte le difficoltà.

Affiorano, quindi, alcuni malesseri e le problematicità sedate dai ritmi frenetici quotidiani vengono prepotentemente alla luce innescando meccanismi ansiogeni e anche dubbi sull’autenticità dei rapporti. Difficoltà col partner, nella gestione dei figli, “fare i conti” con un tempo da impiegare nella relazione, trovare il piacere nello stare con le persone care. Il rapporto genitoriale è in discussione poiché dovendo stare davvero con i propri figli può subentrare una sorta di fastidio, assolutamente naturale, che innesca sensi di colpa; la conduzione “normale” della quotidianità fa in modo che si deleghi parte della vita coi propri figli agli insegnanti, ai nonni, ai compagni di scuola e questo ammorbidisce e distoglie dalle suddette sensazioni negative; è molto più sano, dal punto di vista psicologico, ammettere un eventuale malessere nei confronti dei figli e attraversarlo piuttosto che nasconderlo con attività riempitive e distraenti.


Allo stesso modo la relazione col partner può andare in crisi se ci sono nodi trascinati da tempo e mai affrontati; ad esempio alibi costruiti dallo stress e dai ritmi frenetici riguardano spesso la sfera sessuale. Adesso che siamo privi di questi ritmi alcuni castelli di carte possono crollare. Il timore di essere sopraffatti dalla noia pone il dubbio su quanto e come ci soddisfa la nostra relazione e quanto davvero conosciamo la persona che abbiamo scelto.

Un’altra funzione, ancora più rilevante, delle attività quotidiane è quella di distogliere la nostra attenzione emotiva e psicologica da noi stessi, da una serie di disturbi silenti o forzatamente sopiti. L’isolamento ci pone di fronte a uno specchio nel quale siamo costretti a vedere ciò che quotidianamente è sfocato; ecco che emergono ansia, depressioni, difficoltà alimentari che improvvisamente riempiono quel tempo che invece è dedicato ad altro. Tutte quelle attività che in qualche modo occupano gran parte delle giornate sono spesso un campanello d’allarme e in questo momento è importante capire cosa c’è in noi che non è ancora stato risolto e cogliere l’occasione per affrontarlo.


Approfittare di questo momento sociale davvero complesso e difficile per preparare il terreno interiore a una sorta di rinascita può rappresentare uno spiraglio di luce nel buio e un’occasione da dare a se stessi.