
La IADC è una terapia specifica nel trattamento dell’elaborazione del lutto; questa tecnica terapeutica, che si basa sulla stimolazione bilaterale del cervello attraverso i movimenti oculari, è stata scoperta dallo psicoterapeuta americano Allan Botkin, nel 1995.
Il suo lavoro per la cura dei veterani di guerra consisteva nel sottoporre i pazienti all'EMDR, procedura specifica per la risoluzione dei traumi; durante una particolare variazione del protocollo, Botkin notò che nella maggior parte dei casi i pazienti entravano in contatto con persone defunte.
L'acronimo IADC, infatti, sta per Induced After Death Communication ossia una connessione con le energie sottili indotta dalla tecnica terapeutica. L'ADC, After Death Communication infatti, è un fenomeno spontaneo che può avvenire quando il nostro cervello si trova in una determinata frequenza e che permette la connessione con un defunto.
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Durante la seduta, nel 70% dei casi, il paziente viene portato in una modalità ricettiva in stato di veglia che può consentire il contatto con la persona scomparsa.
Quello che viene indotto durante la stimolazione è la frequenza di ricettività che permette al paziente di notare l'ADC fenomeno che non può essere indotto in quanto sempre spontaneo. Il trattamento consente al paziente di avere la possibilità "viverlo".
La stimolazione bilaterale del cervello, nel processo della riconnessione col ricordo, consente di modificare le emozioni, il dolore legato ad immagini e sensazioni; questo processo neurofisiologico desensibilizza queste connessioni cerebrali sciogliendo il trauma legato ad esse.
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Questa terapia, quindi, consente di elaborare le emozioni legate al dolore per riprodurle mostrando la morte come una realtà oggettiva e contribuire allo scioglimento del trauma legato al lutto.
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Chi percepisce contemporaneamente la propria ombra e la propria luce vede se stesso da due lati e, in tal modo, raggiunge il centro.